domenica 28 marzo 2021

SOCIOLOGIA

Le principali forme di regime politico
Esistono diversi "regimi" politici, taluni di carattere autoritario, cioè fatto in modo da consentire il dominio di una ristretta élite di persone, altrimenti democratici, cioè aperti alla partecipazione di ampi strati sociali.
In Europa per secoli ha dominato il modello dello Stato assolutista, in cui il potere era centralizzato nella figura del monarca. Oggi in tutte le società occidentali vige invece un regime di tipo sostanzialmente democratico. Il termine democrazia significa letteralmente "governo del popolo". 
Tutte le forme di democrazia hanno in comune un aspetto che può essere considerato il nucleo distintivo della democrazia: si verifica un'ampia corrispondenza tra ciò che fa lo Stato e ciò che pensa la società governata. 
La democrazia permette di regolare pacificamente il conflitto tra i soggetti sociali. Ciò non accade all'interno di un regime di tipo non democratico, dove cioè il potere politico non è distribuito tra i vari gruppi sociali ma concentrato in una sola persona o in un ristretto gruppo di persone. L'esempio più significativo è il totalitarismo (nazismo hitleriano in Germania tra 1933 e 1945). 
Mentre la democrazia cerca di far sì che tutti gruppi sociali abbiano possibilità di accesso al potere politico, il regime totalitario tende a sopprimere o a sottoporre al controllo dello Stato tutti i soggetti sociali individuali e collettivi, sia quelli più organizzati, come i sindacati, sia i gruppi primari più spontanei, come la famiglia. 

L'ideologia è uno degli strumenti fondamentali su cui poggia il totalitarismo, termine con il quale si designa ogni credenza utilizzata per controllare, appunto, i comportamenti collettivi. 
Il regime totalitario, inoltre, impone ai cittadini un comportamento senza un reale consenso, ma basandosi esclusivamente sull'uso della forza.
Il controllo dell'informa e la designazione di un nemico sono due caratteri fondamentali del regime totalitarista. Il primo, si attua presidiando gli organi di stampa, specie attraverso la censura, cioè vagliando attentamente contenuto di testi scritti, rappresentazioni teatrali e altre modalità d'espressione prima di autorizzarne la diffusione, per verificare che non contengano elementi pericolosi o sovversivi rispetto all'ordine costituto. Il nemico assoluto invece consiste in un soggetto di qualche tipo, interno o esterno alla nazione, indicato come pericoloso dal capo o dall'élite del partito a prescindere dalla sua effettiva pericolosità. 

I caratteri della democrazia: il consenso popolare
La democrazia possiede alcune caratteristiche che la rendono particolarmente adatta alla società in cui viviamo e preferibile agli altri tipi di regime politico. La prima è la capacità di conferire un alto grado di legittimità allo Stato e, in generale, a ogni forma di potere politico.
La democrazia rimane un regime politico basato più di ogni altro sul consenso popolare, consenso reso possibile dalla facoltà dei governati di controllare chi li governa.
In democrazia la società effettua un controllo forte e continuo sull'operato della sfera politica.

I caratteri della democrazia: la rappresentanza
Esistono diversi tipi di democrazia: democrazia indiretta e diretta. Nel primo caso, il popolo decide attraverso l'intermediazione di uno o più suoi rappresentanti; nel secondo caso, invece, il popolo decide in prima persona. Ciò che distingue queste due tipologie di democrazie distinte dal meccanismo di rappresentanza.  
La forma di regime più diffusa è la democrazia indiretta, ciò dipende dal fatto che la democrazia diretta appare più problematica da attuare e meno affidabile nei risultati.

I caratteri della democrazia: la frammentazione del potere e il rispetto delle minoranze
La caratteristica fondamentale della democrazia, il suo valore reale per la società, sta nella capacità di dar voce alla pluralità delle opinioni, degli interessi, degli atteggiamenti. Ciò avviene in maniera particolarmente efficace non tanto quando tuti possono formalmente dire la loro, quanto piuttosto quando il potere è di fatto frammentato e distribuito tra tanti soggetti diversi e antagonisti, perché solo in questo caso tutti possono accedere almeno a una parte delle risorse che la società mette a disposizione. 
Il governo della maggioranza si può tradurre in una "dittatura della maggioranza" soprattutto quando non riconosce alla minoranza la legittimità dei suoi interessi, dei suoi atteggiamenti, delle sue convinzioni.
Uno degli aspetti distintivi di un regime democratico è il rispetto dei diritti e delle esigenze delle minoranze, e in questo la democrazia indiretta è molto più efficace di quella diretta. 

In un sistema democratico maturo questa frammentazione e questo pluralismo sono inoltre garantiti e potenziati da molte forme di controllo incrociato tra i vari poteri di cui si compongono le istituzioni politiche.
Si distinguono tre poteri fondamentali di cui si compone lo Stato: potere legislativo che spetta al parlamento, che viene eletto direttamente dal popolo; il potere esecutivo che spetta al governo, il cui operato è controllato dal parlamento; il potere giudiziario spetta alla magistratura, che è un organo indipendente ma a sua volta controllato in parte dal governo, in parte dal parlamento.
La suddivisione del potere è oggi molto più capillare. 

I rischi della democrazia
Negli ultimi anni l'appoggio popolare ai partiti politici è diminuito drasticamente.
Pare sia stato rescisso il legame ideale che aveva portato al sorgere di tali organizzazioni, dando così origine alla partitocrazia, l'accentramento del potere reale negli organi dirigenti dei partiti medesimi, a scapito del parlamento e del governo. 













SOCIOLOGIA

 LA DIMENSIONE POLITICA DELLA SOCIETÀ

Le norme e le leggi
Ogni società si basa sulla condivisione di un certo numero di norme più o meno esplicite riguardo ai comportamenti che sono ammessi o meno e sul loro significato. 
Ogni società evoluta tende a formalizzare le norme sociali che ritiene più importanti e a renderle vincolanti per tutti i suoi membri. Esse diventano così delle leggi.
Una norma si formalizza quando il suo contenuto viene reso esplicito, anche solo verbalmente, da un'autorità riconosciuta. Le norme sociali informali sono implicite, il loro contenuto rimane incerto. La "legge" è una norma sociale che è stata formalmente codificata: ciò la rende univoca, sicura, uguale per tutti. La formalizzazione delle norme sociali è uno strumento attraverso cui la società cerca di limitare e prevenire la possibilità dei conflitti quando questi si manifestano e rischiano di mettere a repentaglio l'ordine costituito.

Una delle principali differenze tra una norma informale e una formale risiede nel fatto che per essere formalizzata una qualsiasi regola deve ottenere l'assenso esplicito delle persone, deve, quindi essere accettata e fatta propria consapevolmente. 
L'esistenza di norme prevede e istituzionalizza l'intervento attivo e consapevole dei soggetti sociali nella loro definizione. 
Le organizzazioni e gli apparati che presiedono alla formulazione e curano l'applicazione delle leggi di una società formano il complesso delle istituzioni politiche. Esse non solo fissano le regole comuni formali, ma governano e organizzano anche molti aspetti pratici della vita nella società. 

La politica e lo Stato
Le istituzioni politiche coincidono con apparati dello stato. Lo Stato diventa quindi, titolare legittimo del diritto di fare le leggi e anche l'unico soggetto sociale capace di far rispettare le leggi una volta promulgate. Bisogna tener conto che lo stato è comunque un organizzazione sociale, attraverso la quale viene istituzionalizzato il potere politico. 

Attraverso lo Stato, la società disciplina l'esercizio del potere istituzionandolo, per questo lo Stato può anche essere la burocratizzazione del potere politico. 
Nello Stato moderno nessuno è autorizzato a usare la forza a propria discrezione, poiché l'uso della forza non è più una facoltà libera per le persone, ma è sottoposto a norme. Affinché vi sia istituzionalizzazione è necessario che l'uso della forza sia vincolato a regole codificate, a determinate organizzazioni, a occasioni circoscritti.
In sociologia, si definisce Stato come quel soggetto sociale che detiene il monopolio dell'uso legittimo della forza fisica. 

Lo Stato è sovrano, poiché è l'unico soggetto su un dato territorio che può ricorrere in modo legittimo all'uso della forza per far rispettare la propria volontà.
La standardizzazione impersonale dei ruoli connessa con l'istituzionalizzazione permette di considerare quell'uso della forza come illegittimo e quindi eventualmente di porvi rimedio.

Lo Stato svolge la funzione di organizzare nel suo insieme la società che si è sviluppata su un determinato territorio. Diventa in questo modo in un certo senso la principale "agenzia" dell'istituzionalizzazione della società. 

È l'unico soggetto capace di conferire loro validità e legittimità. Questo può dipendere da molti fattori, ma consiste sempre nel consenso che esso riesce a ottenere dai cittadini anche senza esercitare effettivamente o potenzialmente la sua forza. Lo Stato ha anche l'autorità d'imporre regole estranee alla cultura dominante. 
Lo Stato legittimo è quel soggetto sociale a cui vengono riconosciuti il diritto e il potere di governare la collettività.

Alcuni aspetti della sfera pubblica
La dimensione genericamente politica della società è dunque più ampia del solo ambito delle istituzioni politiche in senso stretto e dello Stato. La sfera pubblica non coincide con le istituzioni e organizzazioni statali. Alla sociologia interessa particolarmente chiarire come tutti i soggetti sociali si comportino nell'affrontare le questioni di rilevanza collettiva. 

Il termine società civile, in sociologia, viene utilizzato per indicare l'insieme di tutti i soggetti che svolgono un ruolo attivo nel porre, affrontare o risolvere questioni di rilevanza collettiva. 

La politica è la sfera di tutte quelle azioni, quei fenomeni, quelle istituzioni il cui scopo finale consiste nel governare i comportamenti e gli atteggiamenti collettivi, nel risolvere i conflitti che di volta in volta si manifestano, nel gestire una parte delle risorse che la società produce. 
Ogni soggetto sociale che voglia "dire la propria" nei fatti e nei processi che riguardano l'intera collettività deve conquistarsi una posizione di potere, per far si che la sua voce venga ascoltata.

All'interno della politica avviene la distribuzione del poter politico e la lotta per la sua conquista, nonché quell'ambito in cui il potere politico viene esercitato nella definizione delle norme formali, nella risoluzione dei conflitti, nella distribuzione delle risorse.
La funzione sociale svolta dalla politica è che essa è utile alla società perché consente di risolvere i conflitti interni ed esterni senza rincorrere alla violenza, di formalizzare quelle norme che per la loro importanza chiedono di essere formalizzate, di gestire e distribuire delle risorse collettive. Si tratta però, comunque, di una forma istituzionalizzazione di lotta per il potere.


domenica 14 marzo 2021

sociologia

 PAG. 385

1. Ogni regime politico cerca di ottenere dalla società il maggior consenso possibile, perché in questo modo è più facile governare delle persone.
2. il regime politico che più degli altri è basato sul consenso popolare è quello democratico.
3. Nei regimi totalitari si cerca di conquistare il consenso della società attraverso delle elezioni periodiche.

PAG. 387
1. La democrazia indiretta è presente quando il popolo, decide attraverso l'intermediazione di uno o più suoi rappresentanti. La democrazia diretta, invece, avviene quando decide il prima persona. 
2. Il principio di rappresentanza consiste nel dare a tutti la possibilità di "dire la loro" nella gestione dei fenomeni sociali di importanza collettiva, non parlando in prima persona, ma affidando il compito a qualcuno che ricopre il ruolo di loro "rappresentante".
3. Un referendum abrogativo è uno strumento di democrazia diretta, serve per eliminare leggi o decreti legge, in modo totale o parziale, attraverso una consultazione della popolazione. 
4. I limiti che caratterizzano la democrazia diretta sono che è particolarmente difficile e costosa da gestire ed è meno efficace della democrazia indiretta. 

PAG. 388
1. Con l'espressione "dittatura della maggioranza" si intende quando il governo della maggioranza non riconosce alla minoranza la legittimità dei suoi interessi.
2. Uno degli aspetti fondamentali di un regime democratico è il rispetto dei diritti e delle esigenze delle minoranze.
3. La tradizionale divisione dei poteri di uno Stato moderno si divide in potere legislativo, potere esecutivo e potere giudiziario. 

PAG 389
1. ultimamente è diminuito l'appoggio popolare ai partiti politici perché i partiti  che dovrebbero fungere da collante sociale di una nazione, oggi tendono sempre più ad isolarsi dalla vita e dagli interessi della collettività.
2. le cause del fenomeno che prende nome di "partitocrazia" sono il fatto che le cronache giudiziarie hanno messo in luce che il grado di corruzione della politica, aveva raggiunto livelli allarmanti.
3. Con mediocrazia si intende: un sistema di poteri legati alla comunicazione.

domenica 7 marzo 2021

SOCIOLOGIA

La globalizzazione delle informazioni 
La globalizzazione è un fenomeno che coinvolge il mondo dell'informazione. La diffusione dei mezzi di comunicazione elettronici (televisione) e digitali (Internet) ci pone in perenne contatto con tutto il mondo, dandoci l'impressione di fare esperienza diretta di ciò che accade in  Paesi lontani. 
Nel mondo contemporaneo esistono estese reti di comunicazione attraverso cui si diffondono costantemente non solo informazioni, ma anche contenuti simbolici che vanno a permeare la nostra concezione del mondo e dei rapporti sociali. 

La globalizzazione politica 
La globalizzazione politica si manifesta soprattutto attraverso una perdita di potere dello Stato nazionale.  Se in passato ogni nazione era sovrana per ciò che accadeva all'interno dei su confini geografici, oggi questa prerogativa si sta indebolendo.  Le scelte influiscono su una determinata collettività, infatti, non sono più soggette al potere centrale dell'organizzazione statale ma un potere sempre più transnazionale.  Ciò implica che nessuna questione, per quanto localmente situata, possa essere considerata di competenza di una sola nazione. Ciascuno Stato si considera sempre più coinvolto in quanto succede non solo nei Paesi vicini, ma anche in quelli lontani.  Un aspetto caratteristico di questa tendenza è che le relazioni internazionali non riguardano più soltanto le tradizionali questioni della geopolitica (rapporti tra Stati, alleanze militari, frontiere), tempo nazionali o locali, come l'inquinamento, la droga, il terrorismo  la condizione femminile.  Le innumerevoli conferenze intergovernative mondiali su tali problemi sottolineano che ogni singolo Stato è sempre più parte attiva di una comunità globale, con la quale deve confrontarsi di continuo Perfino nelle questioni più intimamente connesse con il ruolo dello Stato, come il potere di fare le leggi e il monopolio della forza fisica, è attualmente in atto una tendenza globalizzante.  

La globalizzazione ecologica 
Esiste anche una dimensione ecologica della globalizzazione.  La conservazione delle risorse del pianeta, infatti, non può essere considerata più considerata di sola pertinenza delle autorità locali o nazionali.  Le catastrofi ecologiche, come si è compreso a partire dall'incidente alla centrale nucleare diChernobyl nel 1986, non "rispettano" i confini geografici e vanno ben oltre.  Anche la distruzione di una foresta o l'affondamento di una petroliera provocano danni così rilevanti che gli effetti negativi di lungo termine non rimangono circoscritti nel solo luogo in cui è avvenuto il disastro.  É interesse di tutti l'ambiente venga danneggiato il meno possibile: que- sto ha portato, da un lato, un intervento di sensibilizzazione per la tutela delle poche aree rimaste incontaminate - come la foresta amazzonica, considera- ta uno degli ultimi polmoni verdi  del pianeta - e, dall'altro, una nuova sensibilità verso le problematiche dell'inquinamento e del rischio ambientale.  E da osservare, inoltre, che i media hanno avuto un importantissimo ruolo nella formazione di questa coscienza pubblica ecologica globale: grazie a essi, infatti, alcuni tragici eventi, che le autorità locali altrimenti passato sot- to silenzio o minimizzato, sono diventati di pubblico  dominio, provocando io!  reazioni in tutto il mondo.

SOCIOLOGIA

CHE COS’È LA GLOBALIZZAZIONE

Uno stato di connettività complessa 

Nel loro insieme i processi di globalizzazione sono molto complessi, ma proprio a partire dalla perdita di importanza della collocazione fisica delle persone è possibile formulare una ima sintetica definizione di globalizzazione. 
Nel mondo globalizzato le persone sono connesse tra loro in modo molto più ampio e diffuso che nel passato.  Perciò si può definire la globalizzazione come uno stato di connettività complessa della società.  È una situazione completamente nuova, che ha conseguenze sia al livello macrosociologico degli Stati e delle organizzazioni sociali, sia al livello microsociologico dei singoli individui.  La globalizzazione non annulla le distanze fisiche, ma le rende più facilmente oltrepassabili: nel far questo, tuttavia, trasforma in modo radicale alcune coordinate di fondo della società e della nostra vita quotidiana.  Si pensi a come si sono modificate le transazioni commerciali con l'avvento di Internet.  Fino a trenta o quarant'anni fa chi commerciava con un Paese lontano, per esempio la Cina o l'India, era necessario dedicare una buona parte delle proprie risorse al mantenimento dei rapporti con quelle realtà, intraprendendo frequenti viaggi che richiedevano molti giorni. 
Perfino la nostra quotidianità assume in questo contesto tutt'altro significato rispetto al passato.  Oggi abbiamo, grazie per esempio alle continue immagini dei media, una cognizione più forte del fatto che in altri luoghi gente vive, lavora, lotta, si diverte in maniera completamente diversa da noi.  Questa accresciuta consapevolezza della diversità di stili di vita, mentalità, usi, valori, problemi in una parola: delle culture ci permette di percepire con maggior vigore il carattere relativo e contingente, e quindi sempre mutabile e tutt'altro che perfetto, della  cornice sociale e culturale in cui viviamo.  

Uno spazio sociale comune 

Lo stato di connettività complessa ha delle conseguenze sociali molto profonde. L'impressione è che la collettività in cui viviamo, e rispetto alla quale facciamo le nostre scelte, stia cambiando di scala: non più la nazione  , o addirittura la regione, con le sue comunità "cosmopolite" e le sue molteplici comunità locali, ma il mondo intero.
La Terra, in altri termini, è divenuta un luogo finito, circoscritto, Crista foro Colombo impiegò settanta giorni per giungere in America, oggi lo ci può fare in poche ore.  La maggiore accessibilità si traduce in una profonda trasformazione della nostra relazione con il pianeta.  Un tempo la Terra era per gli esseri umani uno sterminato "mondo" da esplorare, il territe rio dell'ignoto e del fantastico, mentre oggi essa è una superficie "chiusa" appunto un "globo", di cui si può più o meno facilmente  raggiungere ogni punto.  Il nostro orizzonte d'azione o d'esperienza non conosce più limif geografici: possiamo raggiungere in una giornata un'isola sperduta della Polinesia, avere immagini in tempo reale di ciò che sta accadendo in qualche oscuro villaggio africano, conversare quotidianamente con il nostro amic  che passa l'estate in Australia.  La globalizzazione è chiamata così anche perché è quella caratteristica del- la società contemporanea per cui, per la prima volta nella storia, gli esseri umani riescono a percepire nella loro esperienza quotidiana la finitezza del globo terrestre.  e contrapposti) e in concomitanza con l'esplosione delle tecnologie della comunità.

La società civile transnazionale  

Si capisce a questo punto che la diffusione a livello mondiale degli stili di vita metropolitani è solo un aspetto del fenomeno della globalizzazione. Sembriamo avviarci verso la costituzione di un'unica società umana globale, non più attraversata da barriere sociali e culturali stabilite su base geografica.  Le forme assunte dall'associazione tra gli uomini nel mondo moderno si accompagnano a uno "stirarsi" su tutta la Terra e non sono più tipiche solo di un territorio circoscritto. Il mondo sta diventando un unico sistema sociale profondo interconnesso, in cui quello che accade in qualsiasi angolo del pianeta è capace di influenzare la vita degli abitanti di tutto il resto del globo.  La società globale è anche detta transnazionale, poiché una delle sue carat- teristiche principali è di affermarsi indipendentemente dalla volontà dei singoli Stati, e spesso contro di essa.  Il fenomeno a cui stiamo assistendo non è tanto l'associarsi degli Stati in forme di sovranità territoriale più ampia (come sta peraltro accadendo in alcuni casi, si pensi per esempio al processo d'integrazione europea), quanto piuttosto l'incremento della capacità dei  vari soggetti sociali, siano essi individui organizzazioni oppure organizzazioni, di agire senza dover fare i conti con le esigenze e la volontà degli Stati nazionali e con il loro bisogno di delimitarsi reciprocamente attraverso la definizione ai confini geografici.  Sempre più spesso uomini, cose, capitali, idee e informazioni uno Stato all'altro senza dover "chiedere il permesso" per poterlo fare.  


SOCIOLOGIA

L'URBANIZZAZIONE E IL COSMOPOLITANISMO

La forma territoriale tipica della società industriale è la città. Ciò significa che nella città i rapporti sociali tipici del mondo industrializzato trovino la loro espressione più pura.  Le città esistono da svariati millenni. La città da sempre è indice dell'esistenza di un potere statale centrale, a cui i singoli individui e le comunità locali devono sottomettersi. Successivamente ogni cultura e ogni nazione hanno avuto le proprie città, in cui di norma si è sempre concentrato il potere politico, economico e religioso.  Non è dunque un caso che templi e palazzi siano quasi sempre collocati nel centro delle città. Il solo numero di abitanti non è un criterio sufficiente per affermare che un agglomerato di persone costituisca una città. La società industriale ha trovato in questa forma di convivenza uno strumento molto utile e confacente alle proprie caratteristiche distintive, e ne ha quindi fatto un fenomeno sociale universalmente diffuso. 
Tutte le società industriali moderne sono caratterizzate da alti livelli di urbanizzazione, ossia da un'alta percentuale di popolazione residente in centri urbani di dimensioni significative. La tendenza per il XXI secolo sembra essere di ulteriore crescita dell'inurbimento a livello globale.  Tuttavia la tendenza non riguarda tanto le grandi metropoli industriali, quanto soprattutto le megalopoli dei Paesi in via di sviluppo, che sono cresciute rapidamente fino a raggiungere dimensioni spaventose senza avere il tempo e i mezzi per darsi delle strutture adeguate (strade, acqua corrente  , elettricità, case salubri ecc.).  Si tratta il più delle volte di agglomerati di baraccopoli in cui i problemi di affollamento, igiene, inquinamento, disoccupazione, criminalità raggiungono livelli incontrollabili. 

LA METROPOLI MODERNA

Fin dalla fine del XIX secolo osservatori attenti come Georg Simmel misero in luce la caratteristica peculiare dello spazio urbano: poiché si è continuamente sottoposto a un "bombardamento" di stimoli di ogni genere (ottici, acustici, psichici) e si è chiamato all'interazione con altri individui, si elabora una sorta di "difesa" basata sulla selezione degli stimoli (solo quelli ritenuti importanti vengono realmente percepiti) e sul contenimento delle proprie reazioni emotive più forti e immediate). La città è una grande forma di razionalizzazione della vita umana: si risparmiano tempo ed energie, si produce di più, si riesce a far convivere un alto numero  di persone, a costo però di uniformare e rapporti umani, che restano inevitabilmente a un livello superficiale per ché ciascuno entra quotidianamente in contatto con tanti altri individui.  La vita viene scandita non più da tempi variabili e a volte imprevedibili dene spersonalizzare i lal ritmo costante e inarrestabile dell'orologio, che permette di suddividere un misurare in modo convenzionale e standardizzato il proprio tempo per natura (l'alba e il tramonto, il succedersi del bello e del cattivo tempo), ma farne un uso più razionale.  La città è anche il luogo cosmopolita per eccellenza, in cui si incontrano continuamente persone "diverse" da noi. Mentre ciò che contraddistingue la comunità locale è l'omogeneità della cultura dei suoi membri, la società urbana è caratterizzata da una forte eterogeneità: operai e borghesi, credenti e atei, indigeni e stranieri convivono gomito a gomito e hanno costantemente occasione di conoscere l'esistenza di culture, visioni del mondo e modi di vivere diversi dal proprio, ma ugualmente legittimi. Questo rende la città la principale fucina del mutamento sociale.  La molteplicità e la varietà delle occasioni contro che essa crea costituisce infatti una condizione che facilita la nascita di nuove idee, nuovi prodotti, nuovi gusti, nuovi ideali politici.  È l'esperienza della diversità a rendere un agglomerato urbano una vera e propria città.  

LE CITTÀ GLOBALI

Durante gran parte del XX secolo il modello urbano di vita sociale, benché ormai diffuso in tutto il mondo industrializzato, è rimasto inquadrato entro i diversi contesti nazionali. La società in cui si viveva era pur sempre una società nazionale (tedesca, italiana, statunitense). Verso la fine del XX secolo la funzione svolta dalle città nelle società industriali, avviata ormai a diventare società postindustriali, ha subìto invece un radicale mutamento, di cui oggi noi siamo spettatori, che va generalmente sotto il nome di globalizzazione. Come abbiamo detto, una città è una struttura sociale territoriale che per- mette un numero molto vasto ed eterogeneo di persone di entrare in integrazione reciproca, superando gli ostacoli normalmente posti dalle distanze spaziali. Rimanendo sempre aperta a nuovi arrivi dall'esterno, la città consente di superare i limiti delle relazioni sociali tradizionali (preindustriali) e crea un mondo cosmopolita che influenza, con la sua varietà e la diversità, la vita quotidiana della popolazione. Nella seconda metà del XX secolo questa funzione particolare delle forme di convivenza urbana cessa di essere esclusiva. E la diffusione dei mass media elettronici e digitali (televisione e computer) crea reti di comunicazione che superano qualsiasi distanza e mette in contatto con un numero potenzialmente illimitato di persone.  Grazie alle nuove possibilità di movimento e di comunicazione create dalle innovazioni tecnologiche, i rapporti sociali tipicamente urbani (fugaci impersonali, ma anche flessibili e razionali rispetto agli scopi che si vogliono raggiungere) si sviluppano su una scala ormai globale che supera tutti i precedenti  confini spaziali e geografici, senza necessità di dover ammassare le persone in uno spazio urbano ristretto.  La globalizzazione della società contemporanea consiste, in definitiva, in questo: i rap mai assunto pressoché ovunque, nel mondo civilizzato, i caratteri tipici delle interazioni della città, senza tuttavia aver più bisogno dello spazio fisico come contesto urbano in cui aver luogo.  Nella società globalizzata, la collocazione fisica di una persona nello spazio ha perso, almeno parzialmente, d’importanza. 

martedì 2 marzo 2021

PEDAGOGIA

 TESTO A SCELTA

LA DIFESA DELLA SCUOLA CLASSICA fi Aristide Gabelli

In Italia mancano i presupposti per una reale nascita del classicismo per la diffusione della scuola pubblica, che ha trascurato l’insegnamento del greco e del latino.

Secondo Gabelli gli Italiani sono i veri eredi, tra popoli europei, dell’antichità classica. 

La cultura e lo studio dei classici sono entrati in crisi perché le condizioni dell’educazione classica sono venute a mancare. 


PEDAGOGIA

 TESTO A SCELTA

LA SCUOLA E LA QUESTIONE SOCIALE di Pasquale Villari

L’argomento principale di questo brano è l’evidenziare le mancanze del ministro della Pubblica Istruzione.
Paragonando il Ministro dell’Istruzione a un docente d’italiano, Villari vuole sostenere che, come il docente di italiano, il Ministro dovrebbe più attivamente darsi da fare.
Villari ha il timore che i ceti popolari non ricevano una corretta istruzione, limitandosi ad apprendere poche nozioni di base.

Secondo Villari, i limiti delle iniziative dello Stato nei confronti dei ceti popolari, é il popolo che una volta mosso il governo deve muoversi il paese.
L’effetto positivo che avrebbe lo studiare le reali condizioni della società sarebbe il fatto che si ritroverebbe nella nativa forza del genio italiano l’originalità che il voler sempre imitare ha smarrito ma non perso.

SOCIOLOGIA

 P.449 1. Gli osservatori che studiavano gli effetti dei media sul pubblico avevano paura che i mass media avessero la capacità di manipolar...