domenica 29 novembre 2020

SOCIOLOGIA

 LA SOCIETÀ POSTMODERNA

L'evoluzione più recente della società industriale ha portato cambiamenti portandola ad essere chiamata società post-moderna. Il primo a parlare di essa fu Jean-François Lyotard, Per descrivere la condizione della cultura contemporanea. Egli sostiene che ciò che caratterizza fondamentalmente l'epoca post-moderna e la fine delle grandi narrazioni. Nel corso della storia tutte le società si sono basate su grandi interpretazioni del mondo che hanno cercato di mettere ordine nella realtà e spiegare in maniera organica e unitaria il senso delle cose. La fine delle grandi narrazioni significa che questi grandiosi racconti universali non hanno più presa sulle persone, che non vi cercano più la ragione di ciò che accade né vi si rivolgono per capire come agire. Scompare la visione ottimistica della storia, del progresso e della scienza che dall' illuminismo in poi aveva caratterizzato la società occidentale moderna. Per fare la cultura post moderna e fondamentalmente anti utopica, cioè priva di grandi ideali e pervasa da un profondo scetticismo non solo verso i miti dell'età moderna ma anche verso le sue potenti ideologie politiche, come liberalismo e marxismo. 

 

IL DIBATTITO SUL POSTMODERNO

Il termine post-moderno ha sollevato molti dibattiti in quanto volevano riguardare l'opportunità o meno di etichettare come nuova l'attuale fase storica e culturale. A questo riguardo si possono sinteticamente tratteggiare due posizioni, una contraria è una favorevole all'utilizzo del termine virgola che riflettono un diverso modo di interpretare i cambiamenti in atto. Coloro come Jürgen Habermas, Rifiutano il termine post-moderno perché sembra una dichiarazione di fallimento della modernità. Per Habermas lui la modernità si identifica con il progetto illuministico di emancipazione dalle autorità ed alle tradizioni del passato; allo stato attuale tale progetto appare ancora incompiuto ma non definitivamente fallito, come sostengono invece teorici del post-moderno. 

Sulla stessa linea interpretativa si pone Anthony Giddens, che considera le trasformazioni sociali in atto non un radicale cambiamento Rispetto al passato quanto, piuttosto, una sua radicalizzazione. In altre parole, le tendenze contemporanee non sono correttamente rappresentate da un termine che pone l'accento sul superamento della modernità, ma, al contrario, vanno indicate attraverso un’espressione che ne accentui la continuità con il passato. Gli propone quindi di parlare di tarda modernità. All'estremo opposto vi sono coloro che accettano il termine post-moderno e lo considerano adatto per la descrivere la cultura contemporanea virgola di cui sottolineano la frammentazione, la molteplicità di riferimenti alternative con contraddittori, il dissolvimento di valori un tempo ritenuti universali quali la verità, la nazione o la religione. Queste trasformazioni, come sottolinea Zygomunt Bauman, Influiscono profondamente sui processi identitari e sui percorsi esistenziali dei singoli attori sociali, con una forte ricaduta anche sul versante dell'etica e della morale virgola in cui prevalgono orientamento di tipo relativistico. 

 

LE CARATTERISTICHE DELLA POSTMODERNITÀ

Esiste una certa convergenza sugli “indicatori” più significativi del mutamento culturale contemporaneo. Possiamo individuare quattro caratteristiche fondamentali della postmodernità:

  • La centralità del sistema d’informazione e comunicazione. Lo sviluppo dell’informatica e delle tecnologie dell’informazione, negli ultimi decenni ha fatto si che la produzione di dati e la diffusione d’informazione acquisissero crescente importanza
  • La società contemporanea è anche chiamata società della conoscenza.
  • La tendenza alla globalizzazione e, simultaneamente, alla frammentazione.
  • L’accettazione delle diversità.
  • Un diffuso clima di incertezza.

LA SOCIETÀ POSTINDUSTRIALE

Anche l'evoluzione più recente delle società occidentali ha avuto impatti particolari sulle trasformazioni nel mondo del lavoro. Tuttavia, le trasformazioni più recenti hanno interessato non tanto l'organizzazione del lavoro industriale quanto la distribuzione dell'occupazione fra i diversi settori di attività. Ciò a cui si assiste oggi è una graduale ma costante riduzione  dell'incidenza che il lavoro in fabbrica ha nel panorama generale della società. In proporzione, rispetto agli operai aumentano sempre di più coloro che lavorano negli uffici, nelle attività di commercio o come liberi professionisti. 
Ultimamente, si registra in tutti i Paesi industrializzati un continuo espandersi del settore terziario a discapito dell'industria e dell'agricoltura, andamento che viene definito "terziarizzazione dell'economia".
Il settore primario e terziario hanno raggiunto un livello produttivo molto elevato in presenza di una contemporanea riduzione del numero degli occupati. Una delle conseguenze è che aumenta la quantità di lavoratori che trova impiego nel settore terziario, dove l'innovazione tecnologica crea nuove professioni e quindi nuove opportunità. Questo è il motivo per cui le società occidentali odierne vengono spesso definite anche società postindustriali, cioè società nelle quali il processo di industrializzazione è giunto al termine e ha lasciato posto a quello di terziarizzazione. il settore terziario è costituito da profili professionali multiformi: il termine "servizi" fa riferimento a una realtà lavorativa omogenea, composta da un insieme di occupazioni diversissime, che possono presentate di occupazioni diversissime, che possono presentare sia un alto livello di specializzazione ha portato maggiore benessere.
Ai lavoratori, ora viene richiesto un atteggiamento flessibile verso l'attività lavorativa. Durante questi decenni si è verificata una progressiva sostituzione delle forme di lavoro stabili con forme precarie, giuridicamente ambigue, poco protette sul piano previdenziale. L'insieme di queste nuove forme di attività economica basate sulla condivisione di beni e servizi è chiamato sharing economy o economia collaborativa. Questi fenomeni promuovono forme di collaborazione e cooperazione tra gli attori sociali e per queste pratiche è fondamentale il supporto della tecnologia digitale. 

LE RELAZIONI DI GENERE NELLA SOCIETA' POSTMODERNA 
I profondi cambiamenti che hanno coinvolto la struttura e l'organizzazione della famiglia spingono anche verso una maggiore individualizzazione dei ruoli sessuali al suo interno. L'aspetto più evidente è la crisi dei ruoli tradizionali ovvero il progressivo venir meno della rigida distinzione dei comportamenti secondo genere. Spesso questo si traduce come una fonte di disagio per la coppia e causa di instabilità famigliare. A tutto questo si accompagna però una più ampia condivisione famigliare delle scelte e delle responsabilità, sia affettive che educative e economiche. L'emergere della soggettività  femminile ha dato avvio ad un ripensamento dei modelli identitari maschili, infatti alcuni stereotipi dell'immaginario condiviso cominciano ad essere eliminati. 

I CONSUMI NELLA SOCIETÀ POSTMODERNA 

Nella società postmoderna il consumo è divenuto una delle attività prevalenti nella vita quotidiana. Per "consumo" si intendono due cose: l'acquisto di un bene o servizio oppure l'uso di esso. Dal secondo dopoguerra si è verificata una progressiva estensione della capacità di consumo a strati sempre più ampi della popolazione. Il sistema industriale può essere descritto come una spirale che gli studiosi chiamano sviluppo o crescita dell'economia. 
Se alle origini della società industriale il consumo riguardava gruppi limitati di persone, nel corso del novecento si è rapidamente diffuso a gruppi più ampi di persone collocati su tutti gli strati sociali. Si è inoltre moltiplicata l'offerta dei prodotti, e dopo la nascita della pubblicità nacque il consumismo, ovvero la tendenza a comprare molte più cose di quelle effettivamente necessarie. 
Le caratteristiche della società postmoderna si manifestano nel  consumismo: 
  • Marche, brand, etichette che consentono ai consumatori di esercitare le loro preferenze, sono uno strumento di comunicazione attraverso cui le aziende raccontano l'identità di ciò che vendono;
  • Molte aziende  propongono a consumatori appartenenti a società e culture molto diverse le stesse immagini di stili di vita globalizzati, ma allo stesso tempo i marchi globali sono spesso usati per costruire identità locali e frammentate
  • Se le persone tramite ciò che acquistano raccontano agli altri qualcosa di sè, i marchi rendono disponibili prodotti che consentono di adottare e incorporare stili di vita differenti, rendendo tali racconti compatibili con identità mutevoli
  • A causa della diversità e della mutevolezza, il consumo alimenta un forte senso di incertezza. 




martedì 24 novembre 2020

PEDAGOGIA

PAG. 295
1.Le motivazioni alla base del nuovo sentimento dell’infanzia sono diverse: alcune nascono dall’ideale della cultura romantica, cioè corrggere con amore e far crescere la capacità di vedere il mondo attraverso l’ingenuità e il sentimento dei bambini, altre nascono dagli studi di medicina che pongono l’attenzione anche sulle condizioni igieniche ed infine alcune nascono dal cercare di risolvere i problemi sociali legati alla povertà.
2.La vita dei bambini dei ceti popolari agli inizi del XIX secolo era al limite della sopravvivenza, cresce l’incremento di fenomeni come accattonaggio e vagabondaggio infantili ed è numeroso il numero di abbandono dei figli a causa dell’estrema povertà delle famigliE
3.La nascita della città industriale genera il fenomeno del lavoro femminile extracasalingo ed anche l’ingresso precoce dei bambini nel lavoro delle fabbriche.


PAG. 298

1.Robert Owen era un industriale e filantropo che aprì una classe per i più piccoli nella sua manifattura modello di New Lanark, in Scozia. Dove si insegnavano i rudimenti del sapere, un po’ di storia naturale e di geografia, intervallati da marce ritmate, danze e canti.

2.In Francia si registrarono le iniziative di Madame de Pastoret, del barone Joseph Marie de Gèrando, di Madame Émilie Mallet e di Jean Marie Denys Cochin, autore di uno dei primi testi organici di pedagogia infantile con l’indicazione delle attività più adatte all’infanzia.

3.Gli aspetti che caratterizzavano l’esperienza educativa di Aporti sono il rivolgersi a bambini in età prescolastica mirando allo sviluppo intellettuale, morale e fisico. Erano importanti l’insegnamento religioso per le basi dell’educazione morale, la valorizzazione del forte spirito imitativo, l’importanza dell’esercizio fisico come un gioco, l’attenzione all’uso appropriato della lingua, la pulizia e la cura del corpo, del vestiario e l’alimentazione sana. Inoltre nelle scuole aportiane non erano ammesse le punizioni.

4. L’iniziale successo dell’aportismo era dovuto alla proposta innovativa di un’apposita istituzione educativa per l’infanzia.


PAG. 302

1.Le riflessioni pedagogiche che portarono Fröbel all’idea del giardino sono fondamentalmente quelle sostenute da Rousseau, quindi un’educazione naturale che vedeva i bambini come giovani piante o piccoli animali a cui bisogna dare 

2.Fröbel riprese da Rousseau la concezione del bambino e della natura, mentre da Pestalozzi riprende in parte la sua elaborazione pedagogica.

3.I doni erano dei giocattoli dotati del potere simbolico di far intuire al bambino le leggi che regolano il mondo, ed erano pensati e utilizzati secondo una logica sequenziali e progressiva.

4.Il pensiero di Fröbel all’inizio ebbe una scarsa fortuna perché il suo progetto di educazione infantile sembrava troppo innovativo.


PAG. 304

1.La città era caratterizzata da problemi di ordine pubblico a causa della sovrappopolazione giovanile. 

2.Furono create iniziative in campo religioso e in campo laico.

3.La cultura educativa dei cattolici era caratterizzata dall’obiettivo di salvare le anime e quindi gli esercizi pratici per imparare un mestiere e i compiti scolastici si intrecciavano con le pratiche religiose, ma la fede religiosa restava il fondamento della vita civile.

4.Gli obiettivi dei laici erano la valorizzazione della potenzialità individuale e una società deconfessionalizzata.

domenica 22 novembre 2020

SOCIOLOGIA

P.313 

1. L'epoca postmoderna è caratterizzata dalla fine delle grandi narrazioni poiché i racconti di universali, come la Bibbia, i poemi omerici, o la filosofia di Karl Marx, non hanno più potere sulle persone, che non si rivolgono più ad essi per capire come agire. 

2. Intorno all'uso del termine "postmoderno" si è sviluppato il dibattito di Habermas, il  quale rifiuta il termine e lo dichiara come una dichiarazione di fallimento della modernità. 

3. Le caratteristiche fondamentali della post-modernità sono: la centralità del sistema d'informazione e comunicazione, la tendenza alla globalizzazione e alla frammentazione, l'accettazione delle diversità e un diffuso clima di incertezza. 

P.317 

1. Il fenomeno che caratterizza il mondo del lavoro nei paesi occidentali è la terziarizzazione dell'economia. 

2. Il numero di occupati dei settori primario e secondario è diminuito perchè grazie alle innovazioni tecnologiche hanno raggiunto un livello produttivo molto elevato, senza il bisogno di nuovi occupati. 

3. La flessibilizzazione del lavoro ha portato alla riduzione di certe spese per le imprese, ma al contempo ha portato ad esperienze di lavoro precario, situazioni di lavoro autonomo che però causano una mancanza di sicurezza ed un futuro molto incerto. 

4. La sharing economy è l'economia collaborativa, o economia della condivisione ed ha un rapporto fondamentale con le nuove tecnologie perchè proprio la tecnologia digitale è un supporto per queste pratiche sociali. 


p.319

1. Le conseguenze della crisi dei ruoli famigliari sono l'instabilità famigliare, una riduzione del numero dei compiti o comportamenti ritenuti maschili o femminili e una maggiore contrattazione della distribuzione dei ruoli famigliari. 

2. Le questioni di genere si sono evolute tramite le lotte e le riflessioni sula femminilità che hanno consentito il raggiungimento di livelli più elevati di istruzione, maggiore autonomia economica, famigliare e sociale. 

3. Gli studi sulla condizione maschile hanno evidenziato come gli uomini abbiano dovuto rinunciare ad una parte della loro identità, per esempio ad avere un rapporto profondo con sè e con gli altri, delegando questa attitudine alle figure femminili, come se tutto l'ambito delle relazioni sociali fosse di pertinenza solamente della donna. 

p.321

1. I consumi e la crescita dell'economia si legano perchè le industrie producono beni che devono essere venduti e consumati in modo che ci sia bisogno di produrre altri beni per sostituirli e tenere in movimento l'economia.

2. Con il termine consumismo si intende la tendenza a comprare molte più cose di quelle effettivamente necessarie. 

3. Possiamo affermare che oggi il consumismo interessa prodotti intangibili perchè la marca è ciò a cui i consumatori attribuiscono più importanza dato che attraverso di essa ritengono di poter affermare la propria appartenenza ad una determinata cerchia sociale. 

4. Le caratteristiche tipiche della postmodernità sono legate al consumismo perchè: i brand diventano uno strumento di comunicazione dato che tramite essi i consumatori esercitano le loro preferenze, le aziende propongono a società e culture diverse immagini e stili di vita globalizzati contribuendo però a creare identità locali e frammentate, i marchi consentono ai consumatori di creare delle identità mutevoli e infine perchè il consumo alimenta un  diffuso senso di incertezza. 


domenica 8 novembre 2020

PEDAGOGIA


 BAMBINI E DONNE TRA SETTECENTO E OTTOCENTO

JOHANN PAUL FRIEDRICH RICHTER E LA FIDUCIA NELL'INFANZIA

La riflessione pedagogica dei primi anni dell'Ottocento diede origine a due correnti di pensiero e di ricerca: la prima ispirata da una concezione romantica dell'infanzia e delle sue doti, interessò filosofi, educatori e uomini di scuola. La seconda incentrata sulla componente organica e psichica dell'uomo, si sviluppò soprattutto in ambito medico. Questo permise alla pedagogia di elaborare un'idea di infanzia e di educazione più ricca e complessa. Per cogliere le origini di questi due differenti orientamenti possiamo fare riferimento a due autori, attivi nei primi anni dell'Ottocento: Johann Paul Friedrich Richter e Jean-Marie-Gaspard Itard.

Johann Paul Friedrich Richter (1763-1825) nacque a Wunsiedel, in Germania e studiò teologia a Lipsia fino a quando dovette abbandonare gli studi e fuggire dalla capitale per via dei debiti accumulati. Negli anni success
ivi fondò e diresse la scuola elementare di Schwarzenbach. Acquisì grande notorietà come scrittore e romanziere. Autore di un celebre saggio educativo intitolato Levana (1807). Come scrittore di questioni educative, Richter si contraddistinse sia per la sensibilità e per l'empatia che mostrò nel mondo infantile, sia per la delicatezza e la profondità con cui descriveva il comportamento e la psicologia dei bambini.


In Richter come in altri esponenti del Romanticismo tedesco, la filosofia non fu mai disgiunta dalla vena poetica. In quest'ottica il bambino veniva presentato come la speranza per il mondo di domani e il depositario della capacità di guardare alla realtà nel modo giusto. In campo pedagogico il modello di Richter fu Rousseau. Egli era convinto che la crescita del bambino avesse bisogno soprattutto di condizioni favorevoli, che dipendevano dagli adulti. In Levana i bambini sono rappresentati come la garanzia per un mondo e futuro migliori e li definisce "educatori degli educatori". All'educazione tradizionale Richter oppose un'atmosfera educativa concreta.

PEDAGOGIA

 p.282

1. Il termine modernità indicava nuovi valori, come ad esempio la superiorità della civiltà industriale, la fiducia nel progresso, il principio della libera concorrenza, la visione laica dell'esistenza, il valore della razionalità. 

2. Coloro che criticavano l'idea di modernità temevano che il mancato riconoscimento dei valori religiosi, ovvero quelli tradizionali, avrebbero potuto ridurre il progresso ad un puro e semplice utilitarismo economico. 

3. La scuola nella formazione della nuova società aveva un ruolo fondamentale, poichè tramite essa i bambini sarebbero diventati degli adulti all'altezza dei tempi, capaci di integrarsi nella vita sociale in modo attivo e per condividere una visione laica dell'esistenza. 

p.286

1. La pedagogia di Herbart riprende dalla filosofia morale di Kant il fine dell'educazione, ovvero la moralità personale e la formazione del carattere e il conseguimento della virtù.

2. Le fasi del metodo educativo herbartiano sono: la chiarezza, l'associazione, l'ordine sistematico e il metodo. 

3. La disciplina e la formazione del carattere hanno un ruolo fondamentale poichè devono dare ordine etico alla molteplicità delle rappresentazioni che influenzano il fanciullo e che ne possono deviare gli interessi e i comportamenti. 

4. Il maestro, secondo la pedagogia herbertiana, deve programmare le lezioni, favorire il processo di associazione quindi di ampliamento del sapere dell'alunno tramite esercizi che consentono di mettere in relazione le competenze acquisite. 

p.288

1. Il mutuo insegnamento è un metodo rapido ed economico per combattere l'analfabetismo. 

2. Lancaster trasse ispirazione dalle esperienze che aveva vissuto, quindi adottò la pratica d'insegnamento che vedeva applicare nelle scuole all'aperto dei maestri indù. 

3. Grazie alle esperienze di mutuo insegnamento si diffusero: un'apposita società per l'educazione in Francia, a Milano fu avviato il periodico "il conciliatore", scuole mutue furono aperte anche in Piemonte, Toscana, Napoli e nello Stato Pontificio. 

p.290

1. Il punto di partenza della riflessione di Gabelli sulla scuola elementare fu il fatto che l'efficacia della scuola dovesse essere direttamente proporzionale alla capacità dei maestri di essere aderenti alle esperienze infantili. 

2. Gli elementi che differenziarono la pedagogia di Gabelli da quella di Herbart sono rappresentati dal fatto che nella pedagogia di Gabelli è presente una sensibilità pedagogica più attenta alle dinamiche infantili a differenza del metodo herbartiano in cui l'allievo è un personaggio senza volto e il protagonista dell'agire educativo è il maestro. 

SOCIOLOGIA

IL RUOLO DELLA DONNA 


Con la trasformazione delle relazioni famigliari durante l'industrializzazione, era nata l'idea di donna che rivestiva solamente un ruolo marginale nei processi produttivi e che fosse per questo giusto attribuire al suo lavoro un minore riconoscimento economico. Gli economisti elaborarono la teoria del 
doppio salario

, secondo la quale gli uomini dovevano essere retribuiti anche per mantenere la famiglia, mentre le donne, potendo contribuire sull'appoggio economico del marito, dovevano essere retribuite solamente per la loro sopravvivenza personale. Nelle società industrializzate si diffonde quindi l'ideale della donna casalinga e al contempo la donna lavoratrice diviene un soggetto anomalo, un problema da risolvere, perché la condizione di femminilità (debolezza) e lavoro industriale (fatica) non erano conciliabili. 

Nella prima metà del Novecento la presenza femminile nelle fabbriche aumenta e compaiono figure professionali prettamente femminili. Tale aumento della presenza femminile è reso possibile anche dalla progressiva sostituzione della forza fisica con le macchine e la loro presenza iniziò a comparire anche nei lavori impiegatizi, dove però non potevano fare carriera perchè i ruoli dirigenziali erano quasi sempre occupati da uomini. Nascono però anche nuove figure professionali prettamente femminili, come ad esempio l'infermiera, l'insegnante e l'assistente sociale proprio grazie all'idea che le donne abbiano più affinità con le occupazioni assistenziali ed educative. Dopo la seconda guerra mondiale aumenta il tasso di attività delle donne, ma la maternità continua ad essere un ostacolo notevole nel lavoro extradomestico. La differenza tra salari maschili e femminili continua ad esistere, e non fa altro che riprodurre e potenziare le differenze sul mercato del lavoro. 

LA SECOLARIZZAZIONE 

Da sempre il sacro è stato una dimensione centrale nell'esistenza dell'uomo e sempre dalla razionalizzazione è nata l'immagine positiva di Dio come provvidenza e misericordia, ovvero l'immagine di un essere che pur essendo superiore al creato se ne prende cura. Anche il sacro, come ogni altra esperienza umana significativa, per continuare ad esistere nel tempo si istituzionalizza, strutturandosi stabilmente e assumendo modelli di comportamento a cui i soggetti si uniformano. Tra gli elementi del sacro istituzionalizzato vi sono la fede e la dottrina. La fede è un'adesione affettiva e intellettuale ad un essere soprannaturale; la dottrina invece è la declinazione più o meno sistematica della fede stessa, in cui prende forma una descrizione più o meno dettagliata della divinità stessa, ma anche una visione del mondo e delle azioni richieste all'essere umano per conformarsi alla divinità. Un terzo elemento è il rito, ovvero il complesso di norme che regolano lo svolgimento dell'azione sacrale. Quando il sacro si istituzionalizza produce delle organizzazioni sociali dedite alla gestione della religione e del rito, che tutte insieme formano la chiesa. 

Una caratteristica della società moderna è anche il fatto che la religione è meno capace di influire sulla vita sociale; la società moderna vive così un processo di secolarizzazione ovvero una graduale espulsione del sacro dalle altre sfere della vita. La secolarizzazione avviene su due livelli: il primo riguarda le istituzioni sociali e la collettività, il secondo invece riguarda le scelte e le azioni individuali dei singoli attori sociali. Dal punto di vista personale essa è vista come un affievolimento della religiosità delle persone. Nella società individualizzata, l'alternativa e tra il credere in qualcosa e il credere in qualcos'altro: infatti ora abbiamo la possibilità di scegliere in che cosa credere e come afferma Taylor, l'individuo si orienta tra opzioni diverse, adattandosi a quella che gli sembra la più adatta alla propria personalità. In un ambiente secolarizzato convivono più forme di sacro e i messaggi che esse ci inviano, non pretendono più di indicare la verità, ma si dichiarano portatori di una verità tra le altre. 

SOCIOLOGIA

 PAG 299-308

 P.299

1. La razionalizzazione del lavoro implica il coordinamento degli sforzi perché il fatto che le persone svolgono mansioni diverse ma connesse tra loro, facilita il raggiungimento degli scopi lavorativi.

2. Grazie alla semplificazione e alla standardizzazione del lavoro, esso viene svolto in una struttura organizzata più rigida, viene scomposto in operazioni più facili ed elementari, coordinare il lavoro degli operai, utilizzo di macchinari.

3. Con l’introduzione della manifattura, il lavoro divenne semplificato e rivoluzionato. Gli artigiani prima svolgevano il loro mestiere a casa o in bottega con ritmi e tempi propri, ora il lavoro avviene in una struttura organizzata più rigida ed è scomposto in operazioni più facili ed elementari.

P.301

1. Karl Marx critica gli aspetti dell’organizzazione industriale, affermando che la divisione del lavoro porta ad una disuguaglianza sociale, in quanto gli imprenditori si arricchivano maggiormente, mentre i proletari disponevano unicamente della loro forza-lavoro ed erano costretti a salari bassi e mansioni manuali ripetitive e meccaniche. Un’ulteriore aspetto di critica per Marx fu l’alienazione. 

2. Per alienazione si intende che l’operaio viene espropriato dal suo lavoro e dai prodotti della sua attività, non prova quindi gratificazione e autorealizzazione. Per Marx l’alienazione consiste anche nella produzione capitalistica, in quanto fondata appunto sulla disuguaglianza sociale. Dopo Karl Marx, gli studi sociologici affermarono che l’alienazione non si limita soltanto al contesto industriale, ma è considerato un problema sociale più diffuso. L’alienazione infatti consiste generalmente in una condizione di impotenza e di isolamento, di mancanza di significato delle proprie azioni e di estraneità. 

3.  L’automazione si estese sia nel settore industriale che in quello dei servizi attraverso i computer e Internet. Portò alla velocizzazione del lavoro e alla nascita di nuove professioni altamente qualificate.

P.303

1. L’industrializzazione portò ad un’impatto sulla struttura e sull’organizzazione famigliare. 

2. All’interno della famiglia si verificò un’individualizzazione dei ruoli, in quanto l’uomo andava a lavorare in fabbrica, mentre la donna si occupava dell’economia informale e soprattutto della gestione dello spazio domestico.

3. Nel mondo occidentale industrializzato il matrimonio viene concepito come una scelta individuale e responsabile della coppia.

P.305

1. All’interno delle fabbriche, nelle mansioni impiegatizie e compaiono figure professionali prettamente femminili (infermiere, insegnante)

2. secondo la teoria del doppio salario l’uomo doveva essere retribuito in funzione di mantenere la famiglia, mentre la donna veniva retribuita soltanto per la propria sopravvivenza personale.

3. Attualmente non vi è più la discriminazione femminile nel mondo del lavoro

P.308

1. Attraverso l’istituzionalizzazione

2. Gli elementi dell’istituzionalizzazione del sacro sono la fede e la dottrina, che si manifestano attraverso il rito. 

3. La secolarizzazione è la graduale espulsione del sacro dalle altre sfere della vita. 

4. Nella società individualizzata però non vi è una completa espulsione del sacro, ma una sua moltiplicazione: l’individuo ha la possibilità di credere in qualcosa o in qualcos’altro.

SOCIOLOGIA

 P.449 1. Gli osservatori che studiavano gli effetti dei media sul pubblico avevano paura che i mass media avessero la capacità di manipolar...