domenica 27 dicembre 2020

PEDAGOGIA

LA LOTTA CONTRO L'IGNORANZA 
Nel secondo Ottocento, dopo l'unità d'Italia, vi era la necessità di dare vita ad una cittadinanza comune tra i cittadini. Le vie dell'alfabeto, ovvero la diffusione dell'istruzione e un forte sentimento patriottico, furono gli aspetti che consentivano di creare una popolazione più unita. Come la scuola, anche l'esercito consentiva di unificare i giovani italiani perché potevano entrare in contatto con giovani di regioni diverse e partecipare alla retorica patriottica. Ogni esperienza civile era ispirata alla sacralità della monarchia dato che il re era visto come il "padre" di tutti gli italiani e la regina come una madre. In circa mezzo secolo l'Italia cominciò ad allinearsi con i paesi europei più sviluppati e il modello della società alfabeta ebbe una forte  accelerazione. Il tasso di analfabetismo rimase comunque molto alto, infatti nel 1901 il 50% della popolazione era analfabeta. Saper leggere, scrivere e contare furono abilità sempre più associate all'evoluzione sociale, economica e civile e per questo lo stato impose i vincoli di obbligatorietà procedendo così alla scolarizzazione delle giovani generazioni. la lotta contro l'ignoranza si misurò con difficoltà di ogni genere (arretratezza economica, indifferenza dei genitori...) ma molte furono le risorse messe in campo, infatti per un evento di tale portata era importante che la società esprimesse un giudizio positivo. 


LA DIFFUSIONE DELLA SCUOLA 
La scolarizzazione divenne obbligatoria dal 1877 fino ai nove anni e dal 1904 fino ai dodici, e il modello d'istruzione ottocentesca era differente da quello dei secoli precedenti, infatti era legato alla frequenza obbligatoria ed era perlopiù gestita da personale laico.  La scuola elementare divenne un unico tipo di scuola che doveva soddisfare le esigenze di chi continuava gli studi e di chi la frequentava per pochi anni. Tramite la diffusione dell'istruzione lo stato liberale rafforzò la sua influenza sulla società dato che coloro che erano istruiti diventavano dei "buoni cittadini". Le ambizioni della legge Casati rimasero a lungo disattese, infatti il cammino verso la piena scolarizzazione infantile procedette lentamente. Uno degli aspetti più innovativi fu la scolarizzazione femminile, ma nonostante questo le donne disponevano di una capacità inferiore di leggere e scrivere rispetto ai loro coetanei maschi. 

L'EDUCAZIONE DEGLI ADULTI 
Tra ottocento e primo novecento si moltiplicarono le iniziative per la scolarizzazione di adulti analfabeti e vennero per questo istituite le scuole reggimentali, ovvero le scuole per soldati. Altri luoghi dell'educazione furono le scuole serali e festive le quali erano finanziate da comuni e privati che ritenevano l'istruzione importante anche per la formazione di un'opinione politica personale. Qualcosa di simile accadde anche in campo agricolo, infatti numerose forme di istruzione agraria furono predisposte nell'ambito dell'attività delle cattedre ambulanti di agricoltura con lo scopo di spiegare un'azione continua e salutare sui possedenti e sui campagnoli. Anche le scuole tecniche agrarie svilupparono un'intensa attività di informazione. Furono molto attive anche le società di mutuo soccorso, che avevano scopi previdenziali ma anche rivendicativi (come i sindacati oggi). Queste puntarono a stimolare nei ceti artigiani e operai una mentalità fondata su un rapporto stretto tra lavoro manuale e cognizioni tecniche e scientifiche, che poggiavano su una visione laica dell'esistenza. La connotazione areligiosa di molte iniziative, suscitarono l'allarme del mondo cattolico che però non si opposero all'idea di una nazione italiana, ma si impegnarono a difendere l'idea di un'Italia cattolica. 


LE NUOVE PROFESSIONI EDUCATIVE  
I cambiamenti dell'Italia alfabeta furono segnati anche da trasformazioni riguardanti le figure educative del campo dell'istruzione e dell'educazione e la principale fu la nascita della moderna figura del maestro elementare. Si cominciò a costruire infatti un gruppo di persone professionalmente dedicate all'insegnamento primario e anche la crescita delle insegnanti donne fu molto impetuosa e loro furono avvantaggiate dal fatto che la professione magistrale fu sempre meno attraente per gli uomini. La figura della maestra madre ed educatricefu sempre presente dato che la donna sembrava più adatta ad occuparsi dei bambini. La professione di maestra fu inoltre una delle prime possibilità delle donne per essere indipendenti ed autonome consentendo loro di emanciparsi socialmente. Una figura particolare fu quella della suora-maestra che unì la vocazione religiosa con quella educativa. La maggior parte degli asili del secondo ottocento erano gestiti da religiose appartenenti a congregazioni religiose. Altra inedita figura fu quella dell'insegnate di ginnastica, il quale dal 1878 venne inserito all'interno della scuola e non più solo nelle società di ginnastica. Si stabilizzò anche la figura di educatore per soggetti disabili, di cui ricordiamo Pendola, di Netro, Pini, Montesano e la Montessori. Anche il medicodivenne una figura simbolica di mediazione tra ceti dirigenti e strati popolari e nello sforzo di popolarizzazione di cultura medico igienica si incrociano i destini dei medici e dei maestri. La scienza medica venne così volgarizzata attraverso la pratica igienica che è associata ad un quadro di valori condotti al rispetto delle norme igieniche. 

PEDAGOGIA

DIVERSE INFANZIE A CONFRONTO
Dall'inizio del XIX secolo, l'interesse per l'infanzia riflette un'attenzione per il bambino e la sua educazione, molto più complessa. Attraverso Rousseau, Richter, e Pestalozzi, si scopre un'età da crescere attraverso la dimensione affettiva e da correggere amorevolmente. Allo stesso tempo però i tassi di mortalità infantile continuarono ad essere molto alti, ed erano incrementati anche il fenomeno dell'accattonaggio e del vagabondaggio. In seguito anche alla nascita del lavoro femminile extra casalingo, comparvero in varie parti d'Europa, molte iniziative educative e assistenziali. L'infanzia era vista infatti come età da proteggere tramite la moltiplicazione delle scuole infantili. 

FERRANTE APORTI E L'EDUCAZIONE INFANTILE 
Le prime iniziative scolastiche destinate all'infanzia furono avviate in Inghilterra e Francia. Nel 1816 Robert Owen aprì una classe in cui si insegnavano i rudimenti del sapere: storia naturale, geografia, marce ritmate, danze e canti. Il suo esempio fu seguito anche a Londra dove le scuole disponevano di un cortile per giochi ed esercizi fisici, ai bambini piccoli insegnavano l'alfabeto sotto forma di gioco e ai grandi davano lezioni di scrittura e di calcolo. Il programma di queste scuole fu raccolto da Samuel Wilderspin in un manuale che venne tradotto in diverse lingue. Anche a Parigi si registrarono delle iniziative con le indicazioni più adatte all'infanzia e così in tutta Europa vi era una forte attenzione verso la prima età. 

Il principale artefice italiano della pedagogia infantile fu Ferrante Aporti, il quale ripose molte speranze nella formazione precoce dei bambini piccoli. Dal suo punto di vista, molte delle difficoltà incontrate nelle classi elementari erano causate dalla mancanza di un'adeguata preparazione prescolastica o dalle cattive abitudini acquisite in famiglia. In seguito alla lettura del manuale di Wilderspin, decise di creare un'anticipazione della scuola elementare, destinata ai bambini tra i due anni e mezzo e i sei anni. Egli attribuì forte importanza all'insegnamento religioso posto alla base dell'educazione morale e alla valorizzazione del "forte spirito imitativo" dei bambini a quali vanno presentati modelli esemplari. Aporti fu molto attento all'impiego appropriato della lingua e insistette con forza sulla pulizia e sulla cura del corpo, degli abiti e dell'alimentazione sana. La proposta di un'apposita istituzione educativa per l'infanzia a quel tempo era fortemente innovativa e infatti il modello di Aporti si diffuse ben presto. 


FRIEDRICH FROEBEL E I GIARDINI D'INFANZIA
Secondo Froebel il bambino non era più solo da alfabetizzare e custodire, ma ad esso si riconosceva anche il diritto di giocare e di apprendere attraverso il gioco. Dopo aver trascorso un periodo accanto a Pestalozzi come assistente, aprì nel 1817 la sua prima scuola. Nel 1840 diede all'suo istituto il nome di Kindergarten, ovvero giardino d'infanzia per rimarcare la differenza rispetto alle altre scuole del tempo. Egli stampò anche un saggio nel quale esaltò l'opera educativa della donna e l'amore per i bambini, sostenuto dalla conoscenza e dal rispetto delle leggi della crescita naturale. Secondo Froebel lo scopo dell'educazione è la conoscenza della natura nella molteplicità delle sue forme e delle sue configurazioni. L'educazione quindi deve essere un sostegno per l'autorealizzazione personale e deve sperimentare il senso divino nella realtà della natura. Lo studioso fa riferimento all'educazione naturale di Rousseau e su questa basa la sua proposta di educazione infantile nei termini di un "giardino". 

Il gioco fu concepito da Froebel come il baricentro dell'educazione infantile e viene visto come uno strumento per favorire l'espressione in maniera creativa. Su questa base si sviluppò anche l'idea dei "doni" ovvero di giocattoli dotati di un potere simbolico in grado di far intuire al bambino le leggi che governano il mondo. Il primo dono era rappresentato da una palla elastica alla quale venivano associate delle specifiche attività pratiche. Padroneggiando la palla il bambino familiarizzava con le proprietà fondamentali dei corpi. Il secondo dono consisteva in una sfera e in un cubo di legnoe tramite questi oggetti si dimostrava al bambino l'armonia che governa ciò che apparentemente è contrario: la stabilità e l'instabilità. Il terzo era costituito da un cubo diviso in 8 piccoli cubi e il quarto in un altro cubo distribuito in tavolette di spessore e lunghezza diverse e questi avevano il compito di fare "vedere dentro" al bambino e di manipolare oggetti grandi e piccoli. 

Il suo progetto di educazione infantile sembrava troppo innovativo, infatti soltanto qualche anno dopo i kindergarten conobbero migliore fortuna e si diffusero in tutta Europa e negli Stati Uniti. 

LE INIZIATIVE PER I "GIOVANI POVERI ABBANDONATI"
Molte attenzioni furono riservate anche ai fanciulli soli e abbandonati, vagabondi, senza famiglia e in cerca di fortuna, solitamente in cerca di un lavoro. Masse di ragazzi si trasferivano dalla campagna alla città in cerca di un lavoro e sempre più frequenti però erano i furti, le risse, la prostituzione e la richiesta di elemosina. In campo religioso nacquero scuole, asili, orfanotrofi e in campo laico ebbero molto successo le iniziative avviate dai gruppi mazziniani, quelle intraprese dalla massoneria attraverso le società laiche di mutuo soccorso e le leghe per l'insegnamento e l'educazione. Il mondo cattolico era spinto da zelo pastorale: lo scopo era la salvezza dell'anima ed era concepita come un tutt'uno con la formazione del buon cittadino. Il punto di vista educativo degli animatori delle esperienze laiche invece puntava sulla valorizzazione delle potenzialità dell'individuo e sul suo desiderio di riuscita e successo. 

Le pratiche educative erano predisposte in modo pratico così da rispondere alle esigenze dei ragazzi: assistenza materiale, ospitalità, istruzione e avviamento al lavoro. L'idea che era meglio educare al bene piuttosto che reprimere al momento dell'errore, si traduceva in un'autorità esercitata talvolta in modo rude e nel prevalere dell'interesse generale su quello personale. 

PEDAGOGIA

L'EDUCAZIONE E LA MODERNITA' BORGHESE  
Durante il XIX secolo maturò il complesso processo che portò alla nascita della società alfabeta, ovvero una società in cui viene ritenuta indispensabile la padronanza dei fondamentali elementi del sapere: leggere, scrivere e far di conto. L'espressione "modernità" cominciò ad essere impiegata per sottolineare valori come la superiorità della civiltà industriale, la fiducia nel progresso, il principio della libera concorrenza, la visione laica dell'esistenza e il valore della razionalità. Bisognava dare vita ad una società nuova i cui valori erano totalmente deposti nelle mani degli uomini. Il mondo dell'educazione fu presto coinvolto nella realizzazione della nuova società. I sostenitori della modernità credevano che tramite la generalizzazione della scuola i bambini sarebbero diventati degli adulti all'altezza dei tempi, quindi il  modello di vita borghese era considerato come un esempio che doveva essere esteso anche ai ceti poveri. Vi era quindi una forte fiducia nell'educazione
LA QUESTIONE DEL METODO: JOHANN FRIEDRICH HERBART
Herbart può essere considerato come il primo pedagogista nel senso moderno dell'espressione. Egli era ispirato dalla lettura di Kant, Pestalozzi e dalla sua personale esperienza come precettore in svizzera, presso la famiglia von Steiger. Egli concepiva la pedagogia come un sapere dotato di una propria specificità, che fa riferimento sia alla filosofia morale sia alla psicologia. Ritiene che il fine dell'educazione sia la moralità personale che consiste nella formazione del carattere e nel conseguimento della vitrù (evidente riferimento a Kant); per quanto riguarda la psicologia invece, considerava la conoscenza umana come un processo che regola il flusso continuo di rappresentazioni che possono varcare o meno la soglia della coscienza con maggiore o minore chiarezza/distinzione. Il corretto processo di apprendimento intellettuale e morale, consiste nella promozione ben concatenata e graduale di rappresentazioni che devono trasferire nel soggetto conoscenza e moralità. Questo processo è designato da Herbart con l'espressione "istruzione educativa". 

Il suo metodo educativo consta di un impianto generale e di una didattica specifica. Per quanto riguarda il primo punto, egli individua 3 condizioni operative:

  • il governo; 
  • la disciplina o cultura morale;
  • l'istruzione.

Il punto di partenza è un ambiente ben organizzato in cui i fanciulli sono sempre occupati e assistiti sia sul piano intellettuale che su quello fisico, venendo corretti quando sbagliano in modo da far capire loro che esiste un'autorità che li sovrasta, la quale deve farsi però più amare che temere. In secondo luogo bisogna dare un ordine etico, tramite l'impiego ben moderato di premi e castighi. L'istruzione educativa poi consiste nel creare la moralità tramite l'esercizio intellettuale. Infine, l'impianto metodologico herbartiano, prevede una serie di dettagliate prescrizioni didattiche destinate agli insegnanti e ordinate intorno a 4 principi:

  • la chiarezza;
  • l'associazione;
  • l'ordine sistematico;
  • il metodo. 
L'insegnante deve rendere chiare e distinte le idee dell'allievo, per favorire l'ordine delle rappresentazioni mentali. La chiarezza dell'insegnamento si compie quando il programma è articolato sulla base di una sequenza di contenuti, graduata secondo l'età del fanciullo. La programmazione di lezioni concatenate è fondamentale per la riuscita dell'insegnamento. In seguito alla chiarezza l'insegnante deve favorire il processo di associazione ovvero di ampliamento del sapere dell'alunno, tramite esercizi. La fase seguente riguarda i processi di astrazione e di generalizzazione che consentono di arrivare al livello successivo di conoscenza, ossia il metodo. 

IL MUTUO INSEGNAMENTO 
Negli anni in cui Herbart elaborava la sua pedagogia, si diffuse il metodo del "mutuo insegnamento" predisposto per rispondere alla necessità di scuola espressa dai ceti popolari. Esso nasce da Andrew Bell e Joseph Lancaster che ebbero la stessa intuizione di avvalersi degli allievi già alfabetizzati per aiutare i principianti. Il bisogno di avere un metodo rapido ed economico di istruzione contribuì a diffondere l'impiego del metodo in tutta l'Inghilterra e di lì a poco anche in Europa. 
Nelle scuole mutue, l'insegnamento era limitato alla lettura, alla scrittura e al calcolo e per le bambine anche al cucito. Le lezioni erano impartite in un unico stanzone con dei grandi tavoli dove si raccoglievano piccoli gruppi guidati dai monitori, ovvero gli assistenti i quali imparavano dall'unico maestro che sovraintendeva. Nella classe vi erano grandi cartelloni con la rappresentazione dell'alfabeto e delle operazioni aritmetiche e i gruppi di allievi passavano da un cartellone all'altro in base al livello di preparazione. I promotori di questa educazione furono i liberali progressisti che ritenevano questo metodo efficace per combattere il diffuso analfabetismo e per migliorare le condizioni di vita dei ceti popolari. L'apprendimento si configurava come una specie di catena di montaggio tramite la quale si produceva un sapere semplice principalmente a base mnemonica. 

ARISTIDE GABELLI E LA "LEZIONE DI COSE"
Gabelli predispose una via intermedia tra il metodo di insegnamento herbartiano e quello empirico, mnemonico e retorico ancora praticato dalla maggioranza dei maestri italiani. Egli scrisse "il metodo d'insegnamento nelle scuole elementari d'Italia" che spiega le finalità e le metodologie della scuola elementare, obbligatoria per almeno 3 anni a cui però potevano accedere soltanto due bambini su tre. Il suo metodo svolgeva un'approfondita riflessione sulla natura della scuola elementare, sulle sue finalità e sui compiti dei maestri. Egli partì dalla domanda "a che cosa serve la scuola se dopo poco tempo le nozioni apprese vengono dimenticate?" a cui diede una risposta semplice: l'efficacia della scuola è proporzionata alla capacità dei maestri di essere aderenti alle esperienze infantili. Auspicava dunque ad un metodo intuitivo che produceva un individuo capace di pensare con la propria testa. Il maestro deve stare alla larga dall'istruzione parolaia e dogmatica, ovvero incentrata nell'assenza dei legami tra le "cose" e anche dall'eccesso di fantasia e dal solo impiego della memoria. Rispetto al metodo herbartiano, quello di Gabelli era più attento alla natura della psicologia infantile, infatti in Gabelli è presente una sensibilità pedagogica più attenta alle dinamiche infantili. 

PEDAGOGIA

p. 346 

1. La leva militare favorì l'unificazione e  l'istruzione dei giovani italiani perchè potevano entrare in contatto con giovani di regioni diverse e partecipare alla retorica patriottica. 

2. Le principali difficoltà furono l'arretratezza economica, la povertà delle popolazioni, gli squilibri territoriali nella distribuzione delle scuole, l'indifferenza dei genitori, l'ostilità del clero e i timori della classe dirigente. 

3. No, non sono sinonimi perchè per alfabetizzazione s'intende considerare la molteplicità dei processi con cui si impara a leggere, scrivere e far di conto, fenomeno che non si compie solo attraverso la scuola; per scolarizzazione invece s'intende in modo più specifico la frequenza della scuola. 

p.347 

1. Il modello educativo ottocentesco differisce da quello dei secoli precedenti perchè era legato alla frequenza obbligatoria ed era perlopiù gestita da personale laico. 

2. L'Italia settentrionale era caratterizzata da una maggiore alfabetizzazione, mentre al meridione le scuole erano meno diffuse e il tasso di analfabetismo era più elevato. 

3. La scolarizzazione femminile crebbe di più perchè quella femminile era più incisiva, nonostante la partenza da un punto più basso rispetto a quello maschile. 

p.351

1. Le scuole reggimentali sono le scuole per soldati. 

2. Furono intraprese le iniziative delle scuole serali e quelle festive. 

3. Si inizia ad avere la necessità di un'istruzione tecnica perchè tutto si basava su una visione laica dell'esistenza. 

4. I cattolici nell'istruzione popolare avviarono molte iniziative per contribuire allo sviluppo dell'alfabetizzazione. 

p. 353

1. La figura del maestro nel corso dell'ottocento divenne moderna, infatti si cominciò a costruire un gruppo di persone professionalmente dedicate all'insegnamento primario. 

2. L'insegnamento venne presto considerato più adatto alle donne perchè fu sempre presente la figura di maestra madre ed educatrice, ovvero colei che sembrava più adatta ad occuparsi dei bambini. 

3. Si registrarono: la tradizione coltivata da Pendola per i sordomuti, quella di di Netro per le malformazioni fisiche e quelle di Montesano e della Montessori sul piano psichico. 

4. I medici collaborarono con i maestri per favorire una corretta educazione igienica finalizzando a frenare la degenerazione fisica. 

SOCIOLOGIA

 P.449 1. Gli osservatori che studiavano gli effetti dei media sul pubblico avevano paura che i mass media avessero la capacità di manipolar...